Nelle terre estreme: into the wild - Jon Krakauer

Titolo: Nelle terre estreme: into the wild
Autore: Jon Krakauer
Genere: Narrativa di viaggio
Numero di pagine: 288
Editore: Corbaccio
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Il caso sulla morte di Christopher Johnson McCandless, comparso per la prima volta sulla rivista Outside nel gennaio del 1993, spaccò letterarmente in due le opinioni dei lettori. Da un lato esperti cacciatori ed esploratori che lo giudicarono come il gesto di uno dei tanti incoscienti che desiderano vivere nella foresta per qualche mese, dall'altro lato della giura invece, arrivarono pareri diversi. Lo stesso autore dell'articolo, Jon Krakauer, riconoscendo in parte se stesso nelle gesta del ragazzo, decise di investigare e inserire le proprie supposizioni e scoperte all'interno di un libro: "Nelle terre selvagge".  Christopher J. McCandless fu un ragazzo di buona famiglia, originario della costa orientale degli Stati Uniti.
Cresciuto nei quartieri della periferia di Annandale, in Virginia, collezionò successi sportivi e scolastici. Il suo carattere venne plasmato da una famiglia americana apparentemente felice. Egli fu il quarto figlio di un secondo matrimionio di Walt McCandless, importante ingegnere aereospaziale con la madre Billie. Dalla famiglia allargata di ben 8 bambini, Chris riconobbe tutti i valori che egli detestò della civiltà. Trovò la propria fonte di ispirazione, in autori quali: Nikolaj Gogol, Tolstoj, Thoreau e il suo preferito Jack London. Grazie a questi scrittori egli riconobbe l'esistenza di una vita secondo principi più alti. Come i diversi autori, venne guidato da una gamma di piaceri verso un convegno con la natura e il cosmo intero.
Avvelenato dalla civiltà, egli aspettò il momento opportuno per fuggire, lontano dal frastuono e dalla moderna immaginazione, alla ricerca della tanto agognata verità. Dopo aver conseguito la laurea, sempre più convinto che "titoli ed onorificenze non servono a nulla", decise di tagliarsi fuori dal resto del mondo, per smarrirsi nelle terre estreme. Per strappare le radici con le sue origini, durante il cammino, impiegò un nome diverso: Alex Supertramp. Con un viaggio epico, raggiunse l'Alaska in autostop addentrandosi nel territorio selvaggio a nord del monte McKinley, dove sopravvisse 112 giorni. Impreparato alla sopravvivenza e con solo l'ingegno, riescì a lasciare un segno indelebile nelle persone che lo accompagnarono nella sua avventura. Coloro che ebbero il piacere di conoscerlo, lo definirono come una persona intelligente e molto determinato.  Chris non fu un vagabondo qualsiasi, e neanche un viaggiatore esteta la cui dimora è la strada. Eccitato nell'impresa, basò il proprio viaggio su una vera questione morale: capire il mondo. La posta in gioco? Scoprire il paesaggio interiore della propria anima. Il corpo di Chris verrà rinvenuto da 3 esploratori all'interno di un antico bus numerato 142, accanto al fiume Sushana. La morte del giovane finì per dare ragione ai molti critici che lo paragonarono a uno dei tanti temerari, alla ricerca di pericoli, avversità e rinunce. Se oggi Chris fosse qui, le loro visioni sarebbero sicuramente diverse. Visioni delle stesse persone che avrebbero voluto imitare le sue gesta ma che non hanno mai avuto il coraggio necessario per intraprendere l'opera. Distaccato dalla realtà, Chris riuscì a vivere intensamente e con pienezza. Non ci sarà mai possibile sapere, se il protagonista negl'ultimi istanti di vita, si fosse commiserato della propria imprudenza ma nelle ultime foto che lo ritraggono, scattate dai suoi rullini, Chris sorride: è in pace, beato come un monaco che va dal Signore. 

                                                                                                          -Recensione anonima




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